Dopo la recente intervista con il tecnico Marcello Pettinau, il Comitato Regionale FIN Sardegna ha interpellato un altro appassionato di pallanuoto: Efisio “Sesetto” Cogoni.
Di seguito le prime parole che vengono in mente a Riccardo Toselli, dirigente di settore del comitato isolano, non appena si fa il suo nome: “Di Sesetto ho tanti ricordi positivi – ricorda Toselli – sin da quando, nel 2001 arrivai in Sardegna per lavoro. Dopo venti minuti di colloquio con lui, a Su Siccu, presso l’impianto della Rari Nantes Cagliari, decisi immediatamente di sposare, con entusiasmo, la sua idea: una squadra che partecipava al campionato di Serie C, la Nuotomania, per lo più composta da giovanissimi atleti di età media 17 anni, il cui unico straniero e fuori quota ero proprio io, con i miei 30 anni. Raggiungemmo lo spareggio per la promozione in serie B contro l’Andrea Doria di Genova, dopo aver addirittura sfiorato per due soli punti la promozione diretta, che andò alla Ferrini Cagliari. Alla fine di quella stagione sportiva fui anche premiato come miglior giocatore, un ricordo che porto ancora con me”.
Passando il testimone al protagonista del comunicato, emerge subito il suo punto di vista sotto forma di accorato appello: “Stracciate vecchi rancori, antipatie, pregiudizi. Affrontate il domani aperti ad ogni suggerimento e confronto, pronti a dare, quanto a ricevere”. L’invito a fumare il calumet della pace non viene da un appassionato qualunque, ma da chi della pallanuoto sarda è un bastione con alle spalle quasi sessant’anni di attività in primissima fila, da giocatore, ma soprattutto in qualità di tecnico e dirigente.
In attesa che i divieti e le uscite a stillicidio cessino gradualmente, Sesetto Cogoni è ben lieto di partecipare al dibattito sul futuro delle calottine isolane.
Per lui un primo traguardo da raggiungere è la qualità del dialogo tra addetti ai lavori: “Dobbiamo sforzarci ad operare con umiltà – dice Cogoni – perché le cose migliori nascono da un confronto paritetico dove nessuno insegna agli altri. Le discussioni, semplicemente, devono vertere sulle esperienze fatte nei vari campi, affinché portino nuove idee ed eventualmente, dopo adeguate sperimentazioni, a modifiche che siano utili all’intero movimento”.
Il massimo, a suo avviso, sarebbe riunirsi durante happening sportivi importanti nei quali poter “fare salotto” con tutte le anime regionali dello sport a sette: “Incontrarci nuovamente numerosi e parlare di pallanuoto, sinceramente, con competenza e senza arroganza, sarebbe bellissimo, magari dopo una partita di Campionato Nazionale con tanto di speaker, presentazione ufficiale, colori sul bordo vasca, musica, premiazioni, tabellone, pubblico. E con chicca conclusiva una partita giovanile seguita con tifo educato e grinta da vendere in vasca, assortita da qualche piccolo campioncino che scalpita per conquistare scenari più importanti”.
Signor Sesetto, tutto questo, forse, è ancora prematuro da poter realizzare
Col tempo si è assistito a graduali trasformazioni. Attualmente è più difficile far lavorare duro i ragazzi, gli allenatori si accontentano di poco e la gavetta è quasi inesistente. Inoltre non ci sono dirigenti nel settore che sappiano inquadrare le problematiche, impostare e condividere linee guida comuni.
Le sue visioni appaiono ragionate..
Se vuole ne aggiungo altre. Non ci siamo adeguati col marketing. Infatti giochiamo ancora senza che pubblico e atleti conoscano il punteggio o il tempo di gara: Paragonato a ciò che vediamo attualmente in televisione, tutto questo è preistoria! E poi i risultati delle nostre giovanili, misurandosi con i pari età del continente, manifestano un evidente e pesantissimo divario.
Ma com’era questo sport quando lei ha cominciato?
Bisogna tornare indietro, fino al 1962, quando cominciai nel campo di Su Siccu, a Cagliari con la Rari Nantes. Passano appena sei anni e mi ritrovo a fare l’istruttore. Ricordo la tanta voglia di studiare, di sperimentare, il desiderio mai sopito di confrontarmi con gli altri e ovviamente con me stesso. Lo spirito di gruppo per me ha sempre significato tanto.
Riassumiamo i momenti felici da coach?
L’anno che mi ha regalato gioie indelebili è stato il 1976. La Rari Nantes Cagliari non vinceva i campionati regionali giovanili da anni ed io esordivo come allenatore nella pallanuoto. Vincemmo bene in Sardegna con gli Allievi (oggi under 17). Seguirono le semifinali e infine, a Roma, le finali nazionali, con otto partecipanti, dove conquistammo la medaglia d’argento battendo in ordine Posillipo, Ortigia, pareggiando col Savona. Unica sconfitta, quella patita contro il Torino. Poi, sempre nel 1976, a Pescara, guadagnammo il quarto posto (su otto partecipanti) nelle finali nazionali GdG (oggi under 14).
E anche in veste dirigenziale ha molto da raccontare
Provo a sintetizzare. Nel 1981 ho ricoperto il ruolo di direttore generale operativo della Rari Nantes. Due anni dopo sono stato nominato vice presidente e DS della RN. E a livello federale membro commissioni FIN Nazionale. Nel 1987 la storica promozione della RN in serie A2 come DS e vice allenatore. L’anno successivo divento presidente Rari Nantes, poi eletto revisore dei conti effettivo della FIN nazionale (ancora non erano necessari i professionisti del settore).
Neppure negli anni ’90 sta a guardare
Nell’era dell’ascesa di Paolo Barelli, l’attuale Presidente FIN, la pallanuoto femminile, dopo pochi anni di attività, partecipa alla serie A. Nel 1992 in corrispondenza della nuova promozione in A2 con la Rari Nantes maschile, entro nel direttivo della prima Lega italiana pallanuoto. Sono gli anni in cui la RN ospita la Nazionale Italiana di Ratko Rudic poi Campione del Mondo. Si aggiunga che nello stesso periodo alcuni nostri atleti entrano tra i titolari della Nazionale Giovanile (Riccardo Murru, Matteo Spiga, Nicola Pisano). Altri nostri tesserati della prima squadra si trasferiscono in A1 (Andrea Rinaldi, Daniele Piccirillo). Nel 1994 divento Presidente FIN Sardegna. Nel 2013 vengo premiato con la stella di Bronzo CONI.
Rari Nantes – Promosport: che ricordi ha di quello sdoppiamento di società?
Nel 1983, dopo alcune stagioni in cui la Rari Nantes passava vari giocatori giovani e meno giovani ad altre società locali, nel tentativo di creare una seconda squadra con cui allenarsi ad un certo livello e portarla stabilmente nelle serie Nazionali, ci accorgemmo che non eravamo sulla stessa lunghezza d’onda.
Come mai?
Non c’era una benché minima volontà di costruire qualcosa di innovativo. Questo perché mancava il reagente essenziale: il rapporto umano. A quel punto è maturata la necessità di costituire una seconda squadra che assecondasse i movimenti della Rari Nantes. E così fondo la Promosport che in breve tempo arriva alla serie B e vi permane (nel girone Ligure) per otto anni consecutivi.
Cosa accadde di positivo?
Ospitammo quegli atleti che, usciti dalle giovanili della Rari Nantes, avevano necessità di maturare e che poi torneranno alla società madre. Ed altri che non reggendo più la serie A2, si rendevano utili aiutando la crescita dei giovani.
Passano altri quattro anni e ..?
Visto il crescente numero di agonisti che non trovavano posto in prima squadra fondo la Nuotomania. Fino a cinque stagioni fa, partecipando al campionato di serie C, ha svolto un ruolo importantissimo nell’aiutare il sistema e dare spazio a coloro che ancora avevano da dare qualcosa.
Ha qualche rammarico legato all’andamento di determinate stagioni agonistiche?
Nel 1989 la Rari Nantes era protagonista in A2. La FIN, complice una società campana che non si presenta sul campo gara, con una decisione inverosimile, ci priva della vittoria e ci costringe a giocare senza lo straniero lo spareggio per la retrocessione. Perdemmo con onore.
Secondo lei, fino ad ora, chi sono stati i principali attori che hanno scritto la storia della pallanuoto sarda?
I nomi sono tanti ma rischio di ricordare i più simpatici o i più vicini. Per cui mi permetto di citare le situazioni. Certamente la base della pallanuoto moderna è stata costruita con la piscina da 50 metri della Rari Nantes nel 1977, dopo che la squadra fece due campionati e mezzo di serie B costantemente in trasferta. Ci si allenava tutti i giorni in campo grande, come quelli che ospitavano le partite, c’era lo spazio autonomo per praticare la disciplina, le giovanili crescevano a dismisura e gli allenatori si cimentavano in varie novità.
Un bello sforzo economico..
Fu creata “al buio” senza pensare ai costi ma col solo obiettivo di offrire la giusta sostanza ad un movimento che lo meritava e che ha subito dimostrato di apprezzarlo creando atleti, portando campioni, risultati, pubblico, stampa.
E sotto il profilo tecnico che mi dice?
Non posso tralasciare il traguardo della A1 della Promogest, obiettivo costruito a tavolino che rende merito a chi lo ha progettato e condotto. E poi varie finali giovanili raggiunte, e grandi campioni che hanno calcato i nostri campi dando esempio e attivando la spinta per tante generazioni: campioni olimpici e mondiali come Veselin Djuho, Josep Somossy, Vlad Hagiu. E gli italiani Marcello Del Duca e Roberto Del Gaudio hanno insegnato a tante generazioni la pallanuoto giocata. Tra i locali la mia classifica vede Angelo Onano, Gianfranco Curreli, Gianfranco Maurandi, Daniele Piccirillo e non ultimo Lucio Pisani, l’allenatore della svolta.
Ci descrive qualche suo giocatore che l’ha favorevolmente colpito e per quali caratteristiche le è rimasto a cuore?
Ne basta uno: Maurizio Sanna. Di tre anni più giovane ma già titolare nella squadra allievi (1976). Regista, grandi gambe, ottimo in difesa ed in impostazione. Ricordo il suo esordio in serie B negli anni 80 contro il Pescara uno squadrone in cui militava il fenomeno Eraldo Pizzo. Manca poco alla fine e siamo sotto di una rete, esce per falli un nostro giocatore e l’allenatore Pisani mi guarda e mi chiede (io ero il suo vice in panchina): “uno degli anziani o Sanna?” Senza indugio rispondo Sanna; entra segna in superiorità e poi si vince di uno.
Ha avuto modo di leggere le proposte indicate da Marcello Pettinau per il futuro della pallanuoto isolana? Mi sembra che stiate sulle stesse corde vibrazionali
Ricordando che su mia iniziativa, per sei anni, (sino al 2019), la Promosport ha condiviso la preparazione e le formazioni giovanili con l’Oppidum. Considerando che nella stessa stagione la Promosport si apprestava a disputare gli under 13 con una formazione in collaborazione con Ferrini ed Esperia. Visto che il Comitato Sardo FIN ha recepito la mia proposta di inserire nel campionato under 15 la rappresentativa under 14. Stanti i numerosi colloqui intercorsi con lo stesso Marcello Pettinau per trovare una collaborazione tra le società, direi che quelle idee non mi sono nuove e non posso che condividerle. Partirei però con il coinvolgimento dei dirigenti, affinchè sostengano e supportino queste iniziative. E non scorderei il marketing senza il quale è difficile “vendere” il prodotto.
A questo punto è d’obbligo un giudizio sul lavoro che sta portando avanti il Comitato presieduto da Danilo Russu
Sicuramente positivo. Lo reputo un grande lavoro politico per i proficui rapporti con gli Enti. Non dimentico appuntamenti storici come la Coppa Comen o lo stage della Nazionale di Nuoto. I corsi di aggiornamento per allenatori di nuoto, l’allestimento delle rappresentative che si sono confrontate in Penisola. Si sta portando avanti un lavoro che auspicavo già nel 2015. Ma allora, quando scrissi una nota su Facebook, fu contestata aspramente.
Mi pare di capire che lei non è dirigente che si accontenta
Infatti, e ne approfitto per suggerire a Danilo e ai suoi collaboratori di coinvolgere maggiormente le società in ambito FIN facendo crescere i dirigenti più giovani, di azzardare qualcosa di nuovo nei settori tecnici, dando più spazio al marketing pur senza tralasciare “il cronometro”.
Cosa intende esattamente?
Alludo alle gare spettacolo che abbisognano di formule all’avanguardia. Il che si può realizzare dando fiducia alle organizzazioni esterne. Di conseguenza anche la progettazione dei tornei deve mettere in primo piano il gioco e non solo il risultato. E poi vedrei di buon occhio una svolta della pallanuoto dei giovanissimi attraverso le SNF. Ma parlare è facile, operare meno!
Ha particolari suggerimenti da elargire al responsabile federale della pallanuoto sarda Riccardo Toselli per sviluppare al meglio il futuro della Pallanuoto subito dopo il rientro in vasca?
Con lui mantengo ugualmente contatti costanti. Dai colloqui nascono le idee e non posso dire che sia lui, sia Danilo non siano recettivi. Né che non considerino la mia esperienza. Parlare è facile e, ribadisco, agire meno. Però, visto che devo rispondere, insisto sul marketing dei settori tecnici da effettuare al bordo vasca. Ripresenterò la mia idea di inviare tecnici nelle varie SNF per “seminare” la pallanuoto alla base. Chiederò ancora e poi ancora di lanciare seminari con tecnici federali per costruire una linea d’azione che poi prosegua anche “oltre gli assenti”. E poi a novembre sarebbe bello cominciare il campionato con un calendario tutto nostro che non sia succube del nuoto.
Come sta vivendo la sua società e anche lei in particolare questo stop dettato dalla pandemia
A casa. Gli atleti hanno avuto delle schede, si sentono con l’allenatore ma non credo che saranno pronti o quasi a riprendere l’attività. Noi in pratica non abbiamo iniziato: gli under 13, gli under 20 e serie C. Avevamo alle spalle solo qualche partita con gli under 17. Ho molta paura che i ranghi non siano più quelli della partenza ma soprattutto che ci impongano limiti impossibili da rispettare negli impianti.
La chiusura spetta a Riccardo Toselli che visti i suoi trascorsi agonistici con le calottine sarde ha ben in mente la radiografia del movimento. Oltre ad essere stato giocatore in serie B e C rispettivamente con Promosport e Nuotomania di Sesetto Cogoni, è stato anche tecnico delle giovanili, maschile e femminile, delle due società dal 2003 al 2009.
“Le parole di Sesetto non possono che trovare il mio favore – rimarca il dirigente federale – come quelle di Marcello Pettinau pronunciate pochi giorni fa. Per me è iniziata l’era del brainstorming, dove raccolgo le idee dei principali attori della nostra pallanuoto sarda e di tutte le società che fanno pallanuoto, nel rispetto del programma preparato tre anni fa, quando il presidente FIN Sardegna Danilo Russu chiese cosa ne pensavo di una mia candidatura come Consigliere.
Questo in corso doveva essere l’anno del rilancio, come già evidenziato pubblicamente a fine gennaio dall’ufficio stampa, con i seguenti eventi:
- Campionato di Serie C “Interregionale” Sardo-Laziale
- Campionato under 13 a 8 squadre e una serie di iniziative under 11 pronte per la primavera – estate 2020, nate a seguito dell’entusiasmo scaturito dalla Coppa Comen Giovanile tenutasi a Cagliari lo scorso agosto
- I quarti di finale Nazionali Under 20 da disputare a maggio a Cagliari contro le squadre lombarde, liguri e laziali
- Il quadrangolare di luglio della Nazionale maggiore del CT Alessandro Campagna che doveva essere l’ultimo test prima delle Olimpiadi di Tokyo 2020.
Tali iniziative avrebbero portato in Sardegna tecnici e dirigenti federali da tutte le regioni d’Italia. Situazioni ideali per arricchire i confronti con altre realtà sia sotto l’aspetto tecnico, sia sotto quello organizzativo, Si sarebbe generata una ventata poderosa di entusiasmo da spalmare sulle prossime stagioni sportive. Ma proprio sul più bello è arrivato il Covid. Non rimane che rimboccarsi le maniche e ripartire, non appena ci sarà concesso, da dove ci hanno fermato: uniti più che mai sotto un’unica bandiera, quella dei Quattro Mori”.